martedì 30 dicembre 2014

Un salto rapido

Come prepararsi per fare tutta la vasca in apnea.
È come il bungee jumping, come cominciare una pagina di Bernhard, o bere ouzo e tequila.
Serve un respiro lungo, prima.

domenica 28 dicembre 2014

Convergenza di opinioni

E adesso che hai finito di dirmi il niente che mi dovevi dire,

E adesso che hai terminato forse la riserva di nulla con cui mi intrattieni,

comincerai a raccontarmi le vite di altri

comincerai a parlarmi dei libri che hai letto

o quelle che tu credi essere tali

o dei sogni che hai fatto,

o le trame che inventi,

e non c'è una parola, tra quelle che dici,

che credi.

a cui tu creda.

Ma quando smetterai di parlarmi degli altri,

Ma se smetterai di parlarmi di te,

comincerai a chiedermi di noi.
comincerai a chiedermi di noi.

sabato 27 dicembre 2014

Chi s'è preso il cuore di George?

Il George di cui parlo non è il mio notorio amico, ma quel George Michael che nel periodo natalizio... Ma andiamo con ordine. Potrei farmi convinta che quelli natalizi non siano brutti giorni, e per certi versi credo che sia così, non lo sono, a patto di evitare tutte quelle cose che non è possibile evitare. Se riuscissi a estraniarmi da certe vetrine addobbate in modo improbabile, dai babbi natale appesi ai terrazzi, dagli oroscopi per l'anno nuovo, dalle domande di chi vuole sapere cosa faccia il prossimo per l'ultimo dell'anno... Se riuscissi a ignorare tutto questo, allora... Allora no, non sarebbe ancora abbastanza, perché resterebbero altri elementi invisibili ma penetranti: le canzoni.
Canzoni il cui scopo credo sia quello di volerci fare sentire come se fossimo dentro un film. Il George di cui sopra, come anticipavo, non è il mio amico, ma il povero George Michael, che mentre prendo i mandarini al supermercato, lamenta dagli altoparlanti l'errore di avermi dato, l'anno scorso, il proprio cuore, ma a quanto pare quest'anno sarà più avveduto e mi preferirà qualcuna migliore di me. Assieme a lui, Bobby Helms e il suo Jingle Bell rock, ne sono certa, vuole convincerci di essere tutti in una sorta di New York innevata e invasa da una calata di ciccioni in pigiama rosso.
Ma io sto solo prendendo i mandarini, e non sono Meg Ryan, e men che meno lo è la signora in pelliccia e permanente esausta (la permanente, non la signora. O forse anche lei, chissà...), intenta a valutare assieme alla figlia annoiata che liquore prendere per lo zio. Sto solo prendendo i mandarini, caro George, solo i mandarini, capisci Bobby?, non sono Meg Ryan, e dubito che spunterà Tom Hanks da dietro lo scaffale dei calzini a salvarci.

sabato 20 dicembre 2014

Il non calcio lungamente atteso

Quell'inizio accattivante di canzone, quel Non ho visto nessuno andare incontro a un calcio in faccia con la tua calma indifferenza, sembra quasi che ti piaccia, mi fa pensare a chi, di contro, mi sembrava deluso, amareggiato, per il rendersi conto che ancora una volta stava riuscendo a evitarlo, il calcio in faccia.

mercoledì 10 dicembre 2014

Lo scopo della gallina

Thelma e io, purtroppo, non riusciamo a vederci molto spesso. Il suo vero nome è, al solito, un altro rispetto a quello che adopero qui, e l'origine della scelta del soprannome si perde in un viaggetto che facemmo assieme in auto alcuni anni fa.
L'ultima volta che ci incontrammo (ultima nel senso di latest, non certo di last) fu quest'estate, in una mattina di sole in cui decidemmo di andare a passeggiare sui colli. Ricordo che le raccontai che la sera precedente avevo commesso un errore di mancata empatia con mia madre, che mi aveva confessato di sentirsi profondamente incupita perché "...a cosa servo io, adesso? Che senso ho? Prima avevo te e tua sorella da far crescere, ma adesso siete grandi..."
Era Beckett che faceva dire a uno dei suoi personaggi: tu mi hai salvato la vita, ora me la devi alleviare, ma la frase non si adattava al mio caso. E invece di cercare risposte semplici, com'era implicitamente richiesto dalla domanda, mi sono impelagata in una domanda ancora peggiore: "Ma scusa, a che ti serve, uno scopo?"
Errore. Errore da principiante. Errore che ho poi ulteriormente aggravato, perché di fronte alle proteste di mia madre secondo cui sì, certo che uno scopo serve e ci deve essere, ecco, di fronte a queste proteste, invece di cercare di mettermi nei panni di lei, mi sono infilata ancora di più nei miei chiedendole quale fosse, secondo lei, al di là del mantenimento della specie, lo scopo di una gallina che ogni mattina si svegli, razzoli e becchetti qua e là, quando cala la sera riponga la propria testolina sotto l'ala e se ne parta per un viaggio potenzialmente senza sogni, chissà, per poi riprendere il giorno successivo con la stessa solfa.
Era facile immaginare che l'effetto che avrei ottenuto su mia madre con una risposta di questo tipo sarebbe stato quello di un involontario disastro, ma io in quella sera non fui in grado di prevederlo.
Con una semplicità disarmante, Thelma mi fece notare che sarebbe stato estremamente più utile proporre come nuovo scopo il far crescere non tanto le due figlie ormai grandi, quanto quel frugoletto di nipote di cui mia madre si trova ad essere la nonna.
"Era così semplice? Sì, in effetti sarebbe stato molto semplice se... Ma perché non ci ho pensato?"
"Perché... Perché tu neghi lo scopo, dal momento che sei stufa di cercarlo"

Spero di rivederla presto, Thelma.

venerdì 5 dicembre 2014

Pt, 78

Per una semplice combinazione mi è capitato, oggi, di leggere che il simbolo alchemico del platino è dato dall'unione dei simboli dell'oro, a propria volta associato al Sole, e dell'argento, associato invece alla Luna.
Per qualcuno appassionato di astrologia potrebbe essere l'inizio di un discorso davvero lungo. Invece io mi limito a pensare, in modo, devo ammetterlo, ingenuo e forse anche infantile, a sole e luna e luce e ombra e alti e bassi e ...
E questi miei giorni sono come il platino: luci e ombre.
Come il platino: preziosi, e pesanti.

mercoledì 3 dicembre 2014

Hai freddo?

La storia è breve: fu per colpa di una buca del marciapiede che un giorno il giovane Giacomo inciampò malamente mentre scendeva dal motorino per recarsi in libreria. I libri che andava cercando, guide turistiche di Budapest, erano il presupposto per il viaggio che stava progettando per le sue prossime ferie con Teresa. Si erano entrambi scoperti amanti delle città segnate dalla storia e dal Danubio. Inciampò malamente, si è detto, finendo in mezzo alla strada mentre sopraggiungeva, a velocità parecchio sostenuta, un berlina scura. I medici arrivati con l'ambulanza commentarono che pochi fortunati sopravvivono a incidenti dalla dinamica confrontabile con quanto era capitato a Giacomo. Pareva quasi che tutta la sua buona sorte si fosse data appuntamento nel casco che non aveva ancora sfilato e che, assieme allo zaino che portava in spalla, gli aveva evitato di sbattere malamente la testa sull'asfalto e chissà dove altro ancora.
Fu quella buca, quindi, a rubargli, da inconsapevole ladra, il viaggio che secondo i piani di Teresa avrebbe dovuto prevedere il soggiorno in un hotel a svariate stelle (Almeno per una volta..., così Teresa), quel viaggio che magari non sarebbe stato favoloso, ma che si stagliava come un prossimo diversivo, un intervallo, una boccata d'aria. E invece avrebbe dovuto rimandarlo.