giovedì 10 aprile 2014

Deformabile illimitatamente

Liquida. Se dovessi definire come mi sentivo stasera, mentre rincasavo dall'ufficio, sì, mi sentivo liquida. O forse fluida sarebbe fisicamente più corretto, ma mi piace di più il suono liquida.
Un po' come se le gambe non fossero mie, come se il confine tra il me e il non me si fosse fatto labile, sfumato, un acquerello. E anche il mio stato d'animo, così come il mio corpo, pareva evanescente, indeciso sulla modalità su cui fermarsi, disponibile a passare dalla massima tristezza all'estremo opposto.
Potrebbe sembrare anche un compromesso accettabile, una tutto sommato uguale probabilità di stare bene o meno, però non è proprio così. Per fare un paragone, mi vengono in mente la luce e il colore del cielo che ci sono la mattina prestissimo, prima che sorga il sole e prima che l'orizzonte si tinga di rosa. In linea teorica non dovrebbero essere molto dissimili da quelli che si vedono la sera, poco dopo il tramonto. Eppure quelle presunte uguali probabilità di stare passando dalla luce al buio o viceversa, tutto sono, fuorché uguali.

1 commento:

stefi ha detto...

ci penso spesso anche io, alla mattina e al tramonto. non l'avevo mai messa in termini probabilistici pero'.