martedì 27 novembre 2012

Madeleine a 56k

Qualche giorno fa mi è capitato di sentire, proveniente da non so quale porta di chissà quale ufficio, un rumore che assomigliava straordinariamente a quello che faceva il mio vecchio modem a 56k quando, acceso il pc, cercava di stabilire una connessione con la rete. Il rumore mi è giunto inaspettato e mi ha risvegliato ricordi di una dozzina di anni fa, fatti di cavi, di connessioni lente, di pc condiviso con Lamarta, di non mettere allegati troppo pesanti nelle mail ché poi mi pianti tutto, e di svariate altre piccole cose.
Non ero legata in modo sentimentalmente importante a quel modem, per cui il risveglio dei vari ricordi che il rumore ha provocato non mi ha scombussolata particolarmente. Però ho pensato a quanto sia difficile, forse impossibile, mettersi al riparo da quegli eventi che possono scatenare epifanie o memorie che si credevano lontane o si speravano sepolte.

Ho letto tempo fa che, in un esperimento di laboratorio, si è impiantato un elettrodo nel cervello di una cavia. L'elettrodo, in seguito alla pressione di un pulsante sistemato dentro la gabbia dove si trovava la cavia, stimolava dei recettori dopaminergici cerebrali implicati nella ripetitività e nel piacere. Morale: benché nella stessa gabbia fossero presenti anche cibo, femmine e distrazioni varie, la cavia passava il proprio tempo solo a premere il bottone, morendo di fame.

Volevo continuare a pensarti in modo da perdere tutto il resto, credevo di aver trovato l'equivalente del pulsante della cavia, anche se si trattava di quello legato alla nostalgia e alla mancanza. Avrei voluto che diventasse abitudine, in modo da non subire più la madeleine inaspettata.
Ho ottenuto solo che mi manchi, quando ti penso.

venerdì 23 novembre 2012

La cassiera fumava al mentolo

A fare zapping tra i canali della tv mi annoio molto velocemente, un po' perché, a dispetto dell'avvento del digitale, restano comunque un numero tutto sommato limitato, un po' perché tolte le repliche di fiction di vent'anni fa (o anche di dieci anni fa, o anche cinque, o anche repliche del giorno prima, fa uguale), tolti i film ripescati da chissà quale cineteca dimenticata da Dio e dagli uomini, tolte le televendite, tolti i vari talk show proposti in diretta e in differita, e tolti infine i programmi di cucina condotti dalle persone più disparate (talvolta addirittura cuochi, pardon, chef veri o presunti), resta ben poco.
Viceversa, l'apertura di una pagina qualsiasi di wikipedia dà l'innesco a una reazione potenzialmente infinita, perché da quella pagina originaria si dipartono tantissimi altri link annidati e così se, per esempio, mi viene l'idea di controllare se Monsieur de Lapalisse si scrive proprio così, dopo 4 link son lì che mi leggo il concetto di interesse semplice e composto. La mia cultura aumenta di niente, perché in genere non trattengo, però mi incuriosisco e saltello e clicco di qua e di là. Il movente può essere di due tipi: curiosità pura e semplice e spensierata, tipica di quando sto cercando un argomento frivolo, oppure necessità dettata dal fatto che sto cercando di capire una cosa difficile che probabilmente dovrei ricordare da corsi fatti anni fa, e quella cosa difficile presuppone che si conosca a menadito un altro concetto che a propria volta richiama una teoria la quale necessita della definizione di ...
Insomma, tempo fa stavo cercando notizie sui koala. Non saprei dire se il koala fosse la partenza o se fosse piuttosto il nodo n-esimo di un albero la cui radice avrebbe potuto essere il teorema di Fermat o la ricetta del parampampoli. Fatto sta, la pagina aperta era quella del simpatico marsupiale il cui pelo profuma di eucalipto (non lo sapevo). In realtà simpatico mica tanto, perché ho scoperto che è impossibile da addomesticare, non ha confidenza con l'uomo e non può essere classificato in nessun modo come animale da compagnia. Il fatto di venire disturbato da qualche altra creatura gli crea uno stress così elevato che la legge australiana considera come reato ogni tentativo di approccio da parte di un umano. Il koala viene lasciato in pace in forza della legge.
Sono fatta per essere uno di loro.
Quindi sto pensando, per la prossima vita, di reincarnarmi in un koala, per l'appunto. L'unico problema è che questo poco socievole animaletto (poco socievole verso i suoi non simili però, va detto) sta distruggendosi da solo l'unica fonte di sostentamento: mangia solo foglie e gemme di eucalipto (lo sapevo), ma spolpa fino all'osso le piante in questione senza rimpiazzarle con dei validi sostituti (non s'è ancora avvistato un koala piantare un eucalipto).
Ma dico io, s'è mai visto sulla faccia della terra un organismo così poco poco poco sapiens da bruciarsi da solo le proprie risorse vitali?

domenica 18 novembre 2012

L'ansia da bacinella

E così, vuoi perché un po' me l'ero promesso come premio nel caso fosse andato in porto un progetto a cui tenevo, vuoi perché certe cose se non le fai da adolescente le fai dopo ma prima o poi le devi fare, alla fine mi sono fatta fare il piercing sull'elice, contravvenendo peraltro a quanto avevo scritto qualche post fa sul fatto che sì, bello, ma ho paura.
Le (finora) uniche reazioni schifate sono state quelle de Lamarta e di mia mamma. Quest'ultima, in particolare, accusandomi di aver ormai smarrito qualsiasi forma di giudizio, mi rinfaccia tutti i pianti che facevo da piccola quand'era ora di fare un prelievo all'ospedale, per non parlare di quella famosa volta in cui "avevi tre anni e ti eri presa l'influenza e continuavi a vomitare e l'unico modo per farti smettere era farti un'iniezione e ci siamo messi tuo papà ed io a provare a fartela alle due di notte con te che non volevi star ferma e io che pure avevo la febbre e tu che piangevi che non volevi l'ago e sì che non erano mica gli aghi di una volta che quelli sì che facevano male e mi è toccato bucarti due volte perché non stavi ferma e adesso mi arrivi a casa con queste cose e ..."
Le avrei spiegato che allora avevo tre anni, e che in genere adesso anche quando vado a fare un prelievo non mi divincolo sulla sedia urlando e chiamando aiuto, anche perché rischierei un'iniezione di sedativo.
Però mi son messa a ripensare a quand'ero piccola e mi ammalavo. L'immagine più terribile? Non l'incubo che facevo quando avevo la febbre alta (e che faccio tutt'ora, sempre quello, anche adesso che come anni c'è un ordine di grandezza di differenza). L'immagine veramente raccapricciante era quella della bacinella. Sì, la bacinella che veniva messa a fianco del letto quando sentivo che avevo nausea, e mia mamma temeva che non sarei stata abbastanza svelta da raggiungere il bagno. Ho sempre avuto il terrore di vomitare, e quella bacinella mi faceva ansia, mi guardava, io guardavo lei, e ne avevo paura, e lei mi diceva Lo sai bene perché sono qui, per cui mettitela via che stanotte va così, e magari poi la notte passava liscia e io mi svegliavo la mattina con 39 di febbre ma con lo sguardo del guerriero ferito ma indomito che sa che il peggio è passato.

A pensarci, era un po' lo sguardo che ho rivolto alla farmacista che mi ha bucato l'orecchio.

mercoledì 14 novembre 2012

Uno e treno

Stavo pensando all'idea di  perfezione. Senza cercare di far filosofia spiccia, una cosa perfetta è, in buona approssimazione, una cosa completa, che ha raggiunto il proprio scopo (e fin qua basta un po' di etimologia), e tale per cui niente di simile, nel senso di riconducibile alla stessa sfera di appartenenza, potrebbe essere migliore.
Da qui al cercare un esempio di qualcosa di perfetto il passo è stato breve, e dato che stavo guardando fuori dal finestrino e mi sentivo particolarmente lirica, mi son chiesta se la natura (non la Natura, la natura) potesse essere definita perfetta. Credo di no. Perfettibile, questo sì, essa stessa ha pensato bene di continuare a migliorare evolvendosi. Quindi si può pensare che sia intelligente (forse sto parlando della Natura, non della natura)? In effetti una delle definizioni di intelligenza riguarda la capacità di un essere, appunto, intelligente di adattare sé al mondo e il mondo a sé, e dato che la natura è il mondo, beh, chi meglio di lei può adattarsi a sé stessa? Ma se è perfettibile e non perfetta, allora ha ancora degli aspetti sbagliati, o che comunque necessitano di essere modificati, alterati, se non addirittura eliminati ed estirpati. Tipo, per fare un esempio facile, quei quattordici miliardi di piedi che ogni giorno pestano e gravano sul sistema natura - mondo - processo di perfezionamento in atto nonostante. Nonostante i quattordici miliardi di piedi, intendo, e sia chiaro che quella dei piedi è una sineddoche. Perché se si prende un sistema già di per sé stesso non perfetto, che è lì che si arrabatta da milioni di anni per raggiungere l'Equilibrio Supremo, e gli si mette dentro il P-sapiens (dico P perché non so di quanti sapiens possiamo fare sfoggio, ormai. Ah, per precisione matematica, P appartiene all'insieme dei numeri razionali), il sistema non solo non sarà perfetto, ma nel giro di poco tempo sarà messo parecchio male.
Le cose vanno peggio solo se il P-sapiens viene inserito non in un sistema "non perfetto ma in continua evoluzione verso il perfezionamento", ma in un sistema "non perfetto e appagato e statico".
Le ferrovie italiane, sempre per limitarsi a esempi facili, rappresentano un sistema di questo tipo, anche se qualcuno potrebbe obiettare che statico mica tanto, ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ora, se nel sistema ferrovie italiane si inserisse un rappresentante della categoria P-sapiens che, per ragioni che la ragione non può comprendere, decidesse di alzarsi una mattina e di sfondare un passaggio a livello, beh, il sistema di partenza ne risulterebbe molto indebolito. Ma la debolezza può essere dovuta al fatto che il sistema stesso origina dal P-sapiens? Secondo me no. Secondo me se anche tutta l'organizzazione e le infrastrutture ferroviarie italiane fossero state messe lì da mano divina, perturba il sistema con l'uomo e - zac! - è già troppo tardi.
E tutto mi diventa un po' quasi triste come quei fiori e quell'erba di scarpata ferroviaria che anni fa mi piacevano tanto.